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Annibal Caro, Priore della chiesa dei “Santi Filippo e Giacomo”

 

La scuola media di Montegranaro è intitolata ad “Annibal Caro”, ma non tutti sanno chi fosse tale personaggio e quali fossero le vicende che lo legarono al nostro paese. Annibale fu un Illustre letterato del cinquecento e nacque nel 1507 a “Civitas Nova”, ossia a Civitanova Marche alta. Sua nonna Porzia Zeno, era di Montegranaro, ed era una discendente di coloro che, nel XIV secolo, furono i “Signori” della nostra Terra. Quando il giovane frequentava brillantemente il Liceo di Fermo, fu notato dal Vescovo Cardinal Niccolò Gaddi che, nel 1525 lo inviò a Firenze come insegnante (precettore) di un suo nipote. A quel tempo, a Montegranaro, la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, godeva di molte proprietà come case coloniche, terreni, boschi, allevamenti ma, mancando un adeguato controllo, molti montegranaresi si erano appropriati di beni di ogni genere appartenenti alla parrocchia. Fu allora che, al fine di porvi rimedio, nell’anno 1529, il Vescovo di Fermo assegnò “a vita” al giovane Annibal Caro, con l’impegno di risanarlo, il ricco patrimonio e reddito (si chiamava il “beneficio”) della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Monte Granaro. Col “beneficio” gli venne anche assegnato il titolo di “Priore” e così il civitanovese fu il primo ed unico Priore laico di quella chiesa parrocchiale montegranarese, mentre i suoi successori furono tutti sacerdoti. È provato che il giovanissimo Annibale (aveva soli 22 anni) non abitò mai in modo stabile o duraturo a Montegranaro, ma che invece venne più volte in paese, allo scopo di ispezionare il suo beneficio. Infatti, nello stesso anno 1529 in cui ebbe l’assegnazione, fu chiamato a Roma quale segretario di Monsignor Giovanni Gaddi, incarico che mantenne per 13 anni, anche se ciò non gli impedì di occuparsi attivamente delle proprietà parrocchiali montegranaresi. Oltre alle visite di cui non conosciamo le date, il Priore Caro fu sicuramente a Montegranaro nell’aprile del 1539, come testimonia una lettera da lui scritta il 4 maggio 1539. Nella missiva, si lamentava che, avendo il Vescovo in precedenza affidato l’amministrazione della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Montegranaro a “Rettori negligenti ed a Procuratori tristi”, aveva trovato tutte le proprietà in rovina e che, per rimetterle a posto, aveva già affrontato rilevanti spese. Oltre a ciò, diversi confinanti si erano appropriati di alcuni appezzamenti di terreno appartenenti alla Prioria ed altri avevano rubato addirittura i paramenti sacri della chiesa. Insomma, c’era chi aveva preso un pezzo di terra, chi un orto, chi gli ornamenti della Chiesa e tra questi disonesti c’era un certo Francesco di Denno, che da molti anni si vantava di essersi appropriato di un terreno della chiesa ed a riguardo di ciò, tutta la gente di Montegranaro ne era rimasta scandalizzata. Per rimediare al misfatto, Annibale, dopo aver tentato la via bonaria, recuperò il terreno alla parrocchia, trascinando il colpevole davanti alla giustizia pontificia. Il Priore civitanovese dovette affrontare anche il Comune di Montegranaro, che si era appropriato di un terreno della chiesa situato a S. Maria. In questo caso si cercò subito la via dell’accordo, come si legge nella lettera del luglio del 1540, da cui si ricava anche la notizia che, in quella data, con l’esborso di notevoli somme, il Priore aveva già cominciato il restauro della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo. Si legge anche che, oltre a ciò, il civitanovese aveva molte altre spese, come quelle per le candele e soprattutto quelle per pagare i diversi cappellani, necessari per impartire i Sacramenti e per occuparsi delle sepolture. Infatti, i defunti della parrocchia venivano seppelliti nell’adiacente piccolo cimitero ed altri sotto il pavimento della chiesa. In quella stessa lettera, si legge anche il famoso passo riferito alla collettività montegranarese, definita “… magnifica Comunità, la quale amo a par della mia Patria…”. Sappiamo che il Caro fu comunque in paese anche il 20 novembre 1540 perché in un’altra lettera si legge che si trovava a Montegranaro, “come un eremita che sta nel deserto”, espressione questa comprensibile per un personaggio abituato ai lussi ed alle comodità della città. . Annibal Caro, dunque, anche se a Monte Granaro soggiornò molto sporadicamente, riuscì infine a riorganizzare la vasta parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo, recuperando tutte le proprietà che erano state sottratte. Il suo Priorato a Montegranaro durò esattamente vent’anni perché il 12 febbraio 1549, con atto notarile, egli vi rinunciò a favore del fratello Fabio che poi rimase Priore per altri trent’anni, ossia sino al 1579. Dopo aver ricevuto da parte del Sovrano Ordine di Malta il titolo di Cavaliere e Commendatore dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (1555), Annibal Caro morì nella sua casa di Roma il 17 novembre 1566, essendo quindi seppellito. Daniele Malvestiti