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Famiglia

Pregare insieme, in famiglia, per vivere e gustare l’amore

Bosnia ed Erzegovina, Medjugorje, collina delle apparizioni. 16 ottobre 2008. Noi, Ludovica, Francesco e Don Umberto saliamo a piedi la collina sassosa per arrivare al luogo delle prime apparizioni, sotto una leggera pioggerellina, pregando il Rosario. Quel Rosario ha impresso un segno indelebile della Madonna nei nostri cuori. Da quel giorno tutto è stato diverso, la nostra preghiera è cambiata, siamo cambiati noi, è cambiata la nostra vita. Abbiamo sentito nel cuore la netta percezione di stare in un luogo santo alla Presenza di Maria; poi la Messa nella Chiesa di San Giacomo quella famosa con i due campanili, la Confessione, il digiuno. Pratiche vissute abitualmente insieme tante volte, che in quel luogo santo hanno acquistato un gusto diverso, il gusto del Cielo. Primo frutto di quel pellegrinaggio fu l’invito di Don Umberto alla preghiera del Rosario settimanale a San Serafino il martedì sera tuttora attiva per le necessità della nostra comunità di Montegranaro. Da quel giorno tutti i giorni che Dio ci ha donato abbiamo pregato il Rosario, l’una per l’altro, per le nostre necessità famigliari, per i malati, per le persone in difficoltà, ostili, indifferenti, per le anime dei defunti. Non più distratti dalla quotidianità o dall’abitudine ma con il cuore rivolto al Cielo, a Gesù attraverso Maria. Non come una caramella per acquisire la pace interiore, ma uniti cuore a cuore con Dio per il nostro amore, la nostra vita e quella dei fratelli. Dal Rosario al dialogo con Dio è stato un attimo. Dio risponde sempre, ci parla attraverso la sua Parola. Sta a noi, al nostro cuore ascoltarLo, comprendere il suo linguaggio, la sua volontà sulla nostra storia. Ogni sera prima di addormentarci meditiamo la sua parola con la guida del Messalino che teniamo ognuno sul nostro comodino. Ci hanno insegnato che di notte la Parola agisce inconsciamente nel nostro cuore, lo guida, lo corregge, lo cura. Non abbiamo la Tv in camera da letto, non ci addormentiamo con le parole ansiogene del mondo, ma con la Parola di Chi ci ha voluti insieme a vivere nel mondo. Entrambi siamo stati educati a partecipare alla Messa. Da bambini per gioco, da giovani quasi per forza, da sposi a volte stancamente. Fino a quando non ne abbiamo capito l’importanza. Nessuna preghiera dona la forza della Messa. Le persone non vanno più a Messa perché non ne comprendono il senso, forse pensano di andare ad uno spettacolo certe volte anche poco piacevole senza la consapevolezza che dopo ogni celebrazione eucaristica la vita cambia. Cambia la nostra anima per il perdono dei peccati, cambiano i nostri pensieri dall’ascolto della Parola di Dio, cambia il nostro cuore con l’offerta della nostra vita, cambia la nostra preghiera nella grande preghiera Eucaristica rivolta al Padre e cambia anche il nostro corpo assumendo in noi lo stesso Corpo di Cristo. La Messa fa sì che la nostra quotidianità, impastata con la Parola di Dio attraverso l’azione dello Spirito Santo sulla nostra vita che diventa Pane, guarisce e trasforma ogni parte del nostro essere. La Messa è il dono più grande che ci ha lasciato Gesù, è il ripetersi quotidiano del dono di Sé sulla croce per ciascuno di noi. Andiamo a Messa, Gesù ci aspetta a braccia aperte, non vede l’ora di tornare nel nostro cuore! Andiamoci magari dopo una bella Confessione, dopo aver vissuto la nostra Pasqua e essere ritornati alla relazione con Dio che per i meriti di Gesù sulla croce perdona ogni nostro peccato. Per anni, prima di quella stupenda confessione a Medjugorje abbiamo confessato sempre le stesse cose. Anzi spesso pensavamo anche di non avere mancanze. Da quella confessione abbiamo capito il senso del sacramento che non è andare a raccontare al prete i fatti nostri ma farci abbracciare nella parte più impresentabile di noi, da un Padre che ci ama alla follia perché ci ha creati Lui e non vede l’ora di perdonarci per farci ritornare alla purezza originale del giorno del nostro Battesimo. Che felicità proviamo, che gioia nel cuore dopo una bella Confessione. Ultimo frutto il digiuno. Il più difficile da praticare, oggi diremmo quasi impossibile. Che senso ha per noi digiunare. A Medjugorje ci hanno insegnato che l’unico vero digiuno va fatto a pane e acqua. Si può mangiare quanto si vuole ma solo pane e acqua. Non si torna da Medjugorje senza aver imparato il digiuno. La Madonna dice che la preghiera e il digiuno fermano le guerre. Noi che ne avevamo fatti alcuni per unire la pratica religiosa alla linea, da quel pellegrinaggio abbiamo scoperto il vero senso del digiuno quello di togliere al corpo un cibo per dargliene un altro. Pregare e digiunare è farsi riempire il corpo dall’Amore di Dio. Ci chiediamo allora, ma tutte queste grazie a cosa sono servite? Semplice! Ad amarci e ad amare. Si possono fare 1000 pie pratiche ma se ognuna non ci porta ad amare di più non servono a niente, diventano solo un “fare” o un “dire” sterile, inutile. Nella vita insieme abbiamo vissuto incomprensioni famigliari, malattie serie, perdite di lavoro, insomma la vita non ci ha risparmiato nulla. Oggi possiamo dire che questi avvenimenti sono stati per noi tutte grazie, ferite trasformate in feritoie che ci hanno portato al Padre, per questo siamo qui oggi, ancora una volta a raccontare la Bellezza del nostro Amore e, come diceva Chiara Corbella, “ciò che conta nella vita è amare e lasciarsi amare, solo questo può renderci felici oggi in questo mondo e domani in Cielo! E certo che ciascuno di noi ha il suo pellegrinaggio a Medjugorje, ognuno di noi prima o poi si trova a vivere una circostanza precisa d’incontro personale con Gesù che ci cambia la vita trasformandola in un prima e un dopo. Pellegrinaggio a Medjugorje può essere un’omelia, una confessione, un sacramento, un’esperienza, una sofferenza, l’incontro con un amico o un nemico. Se abbiamo la fortuna di accorgerci ricorderemo sempre quel giorno come ricordiamo sempre il giorno del nostro primo bacio, impossibile dimenticarlo. Basta non vivere distratti, avere occhi, orecchi e cuore per riconoscerlo. Da quel 16 ottobre 2008 siamo andati altre 6 volte in pellegrinaggio in quella terra, ricevendo grazie infinite per la nostra vita; mai però scorderemo lo sguardo di don Umberto che al ritorno in macchina guardandoci negli occhi annuisce, in silenzio: questo è veramente un luogo di Grazia abitato dal Cielo!