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Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 13 vv 1-15

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 13 vv 1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. (Gv 13,1-15)

« Amare è servire ». Con la celebrazione dell’ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, noi entriamo nel Triduo Pasquale. L’Eucaristia, fonte e culmine della liturgia cristiana condensa in un sol atto tutto il Triduo pasquale. In essa, già da oggi, è annunciata la morte di Gesù e proclamata la sua Risurrezione. Infatti, Il Vangelo di Giovanni mette insieme il mistero sacrificale del Signore nella Cena e la lavanda dei piedi che richiama al servizio per amore. In quella circostanza, vengono istituiti Sacerdozio ministeriale e Eucaristia in vista del servizio divino all’uomo bisognoso di Dio. Ecco perché oggi in ogni assemblea liturgica, si vive il rito della lavanda dei piedi all’interno dell’Eucaristia, affinché noi cristiani possiamo imparare a lavarci i piedi gli uni gli altri. Quasi come per dirci che non potremo mai vivere pienamente il mistero dell’Eucaristia, se non sapremo lavarci i piedi a vicenda a casa, al lavoro, nei gruppi, per strada e nella comunità. Chi serve è umile, ma chi si lascia servire lo è ancora di più, proprio come viene chiesto a Pietro da Gesù.

Tante volte Signore, per nostalgia del passato, non vogliamo più servire o ci sentiamo addirittura indegni di servire Te e il nostro prossimo. Fa che prendiamo parte all’Eucaristia per donarci agli altri.

D. Arth.