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Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 15 vv33-39

Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 15 vv33-39

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».  (Mc 15, 33-39))

La liturgia delle Palme, con da benedizione dei rami d’ulivo e l’ascolto dell’intenso racconto della Passione, introduce ma soprattutto predispone l’interiorità a vivere il cammino della Settimana Santa che attraverso una serie di celebrazioni particolari ci porta a rivivere gli eventi che hanno segnato l’esperienza del Signore Gesù nel dono della sua vita per noi ed è importante sottolineare l’aspetto della preparazione/predisposizione perché il suo opposto è l’improvvisazione: siamo continuamente chiamati a pensarci come credenti per scegliere se vogliamo essere cristiani improvvisati o di esperienza, dalla fede lasciata ai ritagli o peggio ancora agli scarti di interesse e di tempo oppure dalla sequela alla continua ricerca di motivazioni e animata da sincero coinvolgimento. Il pericolo è quello di essere credenti dall’entusiasmo facile quanto fragile al pari degli abitanti di Gerusalemme che inizialmente accolgono Gesù come il Messia ma passano in pochi giorni dal gridare Osanna al figlio di Davide all’urlare crocifiggilo nel momento in cui si rendono conto che non si trovano di fronte a qualcuno che si presta al loro gioco e asseconda i loro comodi ma chiede sincera conversione; o come Pietro che dichiara con spavalderia la sua fedeltà fino alla morte per poi rinnegare per paura la propria fede e appartenenza al gruppo dei discepoli nel momento in cui queste diventano realtà che avrebbero potuto comprometterlo. Eppure la folla, i discepoli, Simon Pietro sono quelli che appartengono al popolo di Israele e che pertanto avevano o avrebbero dovuto avere maggiore probabilità di accogliere Gesù riconoscendolo come il Messia invece, paradossalmente, questo riconoscimento avviene da parte di un “estraneo” che appartiene ad un altro popolo, ad una cultura diversa e professa un’altra religione: il centurione. Quasi a dirci che nella fede è importante non sentirci mai troppo sicuri e arrivati ma sempre un po’ stranieri – per non dire estranei e lontani – con ancora molta strada da fare, l’unico atteggiamento capace di mantenerci sempre in cammino e in ricerca senza dare nulla per scontato. Buona Settimana Santa!

d. A.