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Matteo Vangelo

L’originalità di essere santi

“Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”, amava ripetere Carlo Acutis, proclamato beato il 10 ottobre ad Assisi (vedi articolo all’interno).  Ho pensato a questa frase leggendo il Vangelo di oggi, dove Gesù, tramite la parabola degli invitati alla festa di nozze, conclude dicendo che “molti sono chiamati, ma pochi eletti”. La santità, come chiamata ad una vita piena, è “l’invito alla festa” e sia Carlo, santo di oggi, come San Serafino, santo di oltre 4 secoli fa che ci sembra così lontano nel tempo, ce lo hanno dimostrato con la loro vita. Hanno risposto prontamente all’invito che il Signore ha fatto loro di prendere parte “alle nozze del figlio”. Entrambi saliti al cielo il 12 ottobre hanno speso la loro vita alla sequela di Cristo, curando il loro rapporto con Dio nella preghiera e nella mensa eucaristica, affidando a Lui tutto ciò che di poco avevano (Carlo per la giovane età e Serafino per la sua semplicità di cuore), ma con la certezza che nelle mani del Signore quel poco sarebbe bastato a “fare cose grandi”. Hanno trovato nella preghiera e nell’Eucaristia la strada privilegiata per conformare la loro vita alla volontà di Dio e hanno indossato da subito “l’abito nuziale”, quell’amore verso il prossimo, nei confronti di poveri e sofferenti, che è segno di una vita “abitata” dal Signore. Impariamo dunque da queste due storie di ordinaria straordinarietà, seppur lontane tra loro nel tempo, a rispondere pronti all’invito che il Signore ci fa ogni giorno ad essere santi. Lui non ci sceglie per i nostri meriti o per la nostra posizione, ma guarda al cuore e se il nostro cuore è pronto ad accoglierlo si “vestirà a festa” e prenderemo parte anche noi alla gioia vera. D. Sandro
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 22, 1-14
In quel tempo, Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».